Il linguaggio e la morte (Einaudi) by Giorgio Agamben

Il linguaggio e la morte (Einaudi) by Giorgio Agamben

autore:Giorgio Agamben [Agamben, Giorgio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2013-10-17T22:00:00+00:00


Nel punto stesso in cui il Dasein accede all’apertura che gli è più propria, quest’apertura si rivela come un «nulla e in nessun luogo»: il Da, il luogo del linguaggio, è, cioè, un non-luogo (si pensi alla caratterizzazione rilkiana dell’Aperto nell’ottava Elegia come un Nirgends ohne nicht).

L’esperienza negativa del Da, dell’aver-luogo del linguaggio che la Stimmung rivela, si vuole, però, più originaria di quella negatività che Hegel, all’inizio della Fenomenologia, introduce attraverso il Diese della certezza sensibile. Anche il Diese della coscienza sensibile si rivela come un nicht-Diese e l’atto di indicare mostra, come abbiamo visto, il luogo del linguaggio come l’esser-stato della voce, il suo dileguare e il suo conservarsi nel linguaggio. Ma la voce — su cui si sostiene la pretesa della Meinung — è essa stessa un negativo, che la Wahrnehmung, prendendo come tale, prende, appunto, «nella sua verità».

Quel che la Stimmung rivela non è, qui, invece, semplicemente un esser-stato della voce, ma, piuttosto, che fra linguaggio e voce non vi è alcun nesso, nemmeno negativo. La negatività si vuole qui, perciò, più radicale perché non sembra riposare su una voce tolta: il linguaggio non è la voce del Dasein e il Dasein, gettato nel Da, sperimenta l’aver-luogo del linguaggio come un nonluogo (un Nirgends).

È coerentemente a queste premesse che Heidegger pone, nel paragrafo 58 di Sein und Zeit, il problema di una negatività più originale del non della dialettica (qualcosa come il Nirgends ohne nicht di cui Rilke parla a proposito dell’animale) e, in Was ist Metaphysik? , affronta poi esplicitamente questo tema. La Stimmung dell’angoscia è, qui, ciò che mette il Dasein di fronte a questo nulla più originario e lo mantiene, spaesato, in esso. La Nichtung, di cui qui si fa esperienza, non è l’annientamento (Vernichtung) o la semplice negazione (Verneinung) dell’essente, ma è un abweisendes Verweisen, un «respingente rimando» che rivela l’essente «come assolutamente altro di fronte al nulla»; è, cioè, potremmo dire, la perversione e il venir meno di ogni possibilità di indicare immediatamente (weisen) il luogo del linguaggio. Per questo, nell’angoscia, «tace ogni dir: è» (schweigt jedes ’Ist’ sagen) e il Dasein si trova davanti un «vuoto silenzio» che si cerca invano di spezzare con un parlare a vanvera (wahlloses Reden; Heidegger 5, pp. 9-10). Se il nulla, che si rivela nella Stimmung, è, per Heidegger, più originario della negazione hegeliana, è perché esso non si fonda semplicemente su un esser-stato della voce, ma su un silenzio in cui non sembra esser più alcuna traccia di una voce. Dasein, essere-il-Da, significa: mantenersi, nella Stimmung, in questo nulla più originario di ogni Stimme, fare l’esperienza di un aver-luogo del linguaggio in cui vengono meno tutti gli shifters e dove il ci e il Questo, il Da e il Diese cedono a un Nirgends. Mantenersi, cioè, in una negatività in cui sembra oscurarsi e sprofondare ogni possibilità di indicare l’aver-luogo del linguaggio.

Ma, con ciò, il programma, formulato nel paragrafo 52 di Sein und Zeit, di un’interrogazione sull’origine della negatività è stato veramente portato



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